Passo buona parte della mia vita sui libri, le giornate sono scandite dalla sveglia al mattino, dalla campanella di uscita e dal suono della chat di facebook. Poi ho la playlist del mio blog, la suoneria del telefono, gli urli di mia madre, ma questi non sono altro che altri accidenti della mia stupida esistenza sul libro di matematica che mi odia e mi porta agli incubi ogni santo giorno. Eppure, nonostante tutto questo mi stia veramente rovinando la vita, devo starmene con la bocca chiusa a patirmi tutto quello che la vita ha in programma per me. Cazzo di vita di merda.
appare più lontano possibile. Ma poi pensi a tutto il resto che potrebbe capitarti fuori da quel circolo
vizioso, ti prende la paura e il panico del momento e ti rimetti a letto, cercando di non pensarci, cercando di spegnere proprio il cervello e non pensare più a niente.
Stiamo perdendo così tante menti brillanti... Tutti quei ragazzi che preferiscono farsi guidare, farsi portare, legarsi ai polsi i fili del burattinaio e ballare sul un palcoscenico che puzza di sigaretta per qualche spicciolo, mandando affanculo tutto quel poco che resta della loro integrità, si vendono per avere un po' di pace, un po' di quiete dentro. E come si fa a giudicarli colpevoli? Come si fa a disapprovare un'antidolorifico permanente che ci addormenta i sensi e le membra, che è ingiusto ma è meglio del resto. Sarà che il dolore ci fa sentire vivi, ci da qualcosa che ci attacca alla realtà, sensazioni forti, crude, orribili, vive.
Se non segui gli altri finisci sola. Affacciata alla finestra più alta del tuo castello di carte pronto a crollare su se stesso, a guardare il cielo nuvolo, pronto a precipitare, e lì, da sola, piovi dentro.
TALMENTE ME.
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