giovedì 27 marzo 2014

Guardami negli occhi e dimmi cosa vedi.

In questo periodo la mia vita ha uno di quei filtri sui toni biancastri, come quando gli occhiali si appannano perché avete respirato troppo profondamente. Allora mi tocca camminare più lentamente, in modo da non inciampare in qualche ostacolo che, piano piano, si articola sulla mia lastra presente. Il tempo in questo periodo è come me, alterna l'euforia del sole alle depresse serate della pioggia violenta e fredda. Anche io, con essa, mi abituo al tempo, cercando di regalare alle persone che amo almeno un sorriso al giorno; Uno di quei sorrisi e provvidenziale e serve sempre per far iniziare bene la giornata, gli altri arrivano via via a seconda di chi ho davanti o da chi, a sua volta, mi dona quella sincera brezza di ottimismo che mi spinge a mettere la parola "Buon" davanti a questo fatidico nuovo giorno.

Sono successe tante cose in questi giorni, ho conosciuto la nemesi della realtà che ho intorno, una nemesi che non mi sembra né cattiva né perfida e questo mi ha spinto a pensare. Se egli non fosse necessariamente il cattivo? Se il male fosse colui che giace con me e mi abbraccia quando ho freddo? Perché questa è la nemesi, quella faccia della medaglia un po' impolverata che non mostri mai alle persone, perché sì sa, si mostra sempore il meglio di ciò che si ha. Ma allora io che cos'ho? Se fosse il bene non avrei altre domande, l'immagine che ho di lui impressa sul cuore e stampata nelle retine degli occhi è la stessa che possiede lui nascosta in se, ma se fosse vero che non mi sia mai accorta di camminare con la mano stretta a quello che, per tanti anni, è stato il mio peggior incubo?

Eppure è così semplice amare il coltello che ci infilzava e che, ancora adesso, ha cambiato solo gli abiti e invece di corna rosse ha un aureola ed un vestitino bianco di moda? Forse quello che mi ha spaventato e che mi ha fatto male ormai è diventato parte di me, come solo un vaccino creato dalla malattia può combatterla; avranno fini diversi,ma l'origine è la stessa. Che sia questo abbracciare i propri nemici e inglobarli in se stessi, diventare il male che hai subito per non soffrirne più ma essere coscienti e razionali abbastanza per non fare gli stessi sbagli e infierire con il coltello appeno conquistato un'altra povera vittima che, in diversi archi di tempo, non farà altro che inglobarti e diventare parte di te, anzi, per poi te diventare una sua parte?
Questo siamo, un equilibrio stabile ta quel concetto assoluto di sbagliato e quel relativo bene che varia di istante in istante, da quando pensi a te stesso e al tuo futuro a quando poi hai sotto le tue ali la felicità di un altro cuore e quando, in uno di quei futuri sperati e a volte mai pensati che ti porteranno ad amare due persone indistintamente dall'ora in cui ti sveglierai e andrai a letto.

E poi beh, la soddisfazione sarà essere chiamata mamma. 

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